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Cibo che cura

2022-09-23 20:24

Maria Grazia Monte

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Cibo che cura

Sapersi nutrire bene significa innanzitutto conoscere le proprietà degli alimenti e poi imparare...

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Sapersi nutrire bene significa innanzitutto conoscere le proprietà degli alimenti ma anche imparare a percepire i segnali di fame e di sazietà. Una volta acquisite queste importanti informazioni di base potremo sfruttare al meglio il cibo come strumento per il mantenimento di uno stato di salute ottimale oppure per l’eliminazione di tanti disturbi non sempre legati esclusivamente all’apparato digerente. Oltre al raggiungimento e stabilizzazione del peso corporeo, grazie all’alimentazione naturale si può avere beneficio a livello delle articolazioni, del tono dell’umore, persino accelerare il processo di riparazione delle ferite e la riabilitazione post malattia.

Ognuno di noi è diverso dagli altri per “costituzione” in quanto dotato di uno specifico DNA, di una cosiddetta predominanza ormonale, di una peculiare capacità dell’organismo di digerire, metabolizzare ed assimilare i composti contenuti nei cibi.

Negli ultimi anni le scienze occidentali hanno confermato quello che già da millenni le medicine tradizionali più antiche avevano constatato: ogni alimento è capace di agire sulla funzionalità di un organo piuttosto che di un altro.

Occorre quindi adattare la propria alimentazione tenendo conto delle esigenze fisiche e mentali del momento attraverso la percezione e l’ascolto dei segnali del nostro organismo, spesso confermati da carenze o eccessi rilevati tramite esami ematochimici oppure delle urine.

Poiché viviamo in un continuo cambiamento dei parametri fisiologici (glicemia, temperatura corporea, pressione sanguigna, battito cardiaco, ecc.) finalizzato all’adattamento ambientale, all’apprendimento, alla crescita, alla sopravvivenza, succede di aver voglia di un determinato sapore o di un preciso alimento: l’organismo lo richiede per funzionare al meglio. Oppure al contrario un alimento sempre gradito può risultare improvvisamente poco allettante, magari abbiamo esagerato ed il corpo è saturo dei suoi componenti o non ne necessita in quel momento.

Mentre si mangia sentire in bocca un cibo più grasso del solito, come se la lingua ne fosse impregnata, indica una stasi biliare oppure un problema di lipasi pancreatiche mentre quando si percepisce più salato del solito potrebbe esserci un affaticamento dei reni. E’ come se il nostro corpo dicesse: Basta con il sale!

Quando si avverte troppo dolce c’è un pancreas in difficoltà con una forte probabilità di glicemia alta.

Anche il sapore che si sente in bocca senza aver mangiato nessun cibo è un segnale di cui tenere conto: sentire del salato in bocca indica un disturbo cardio-renale, un desiderio eccessivo di zuccheri fra un pasto e l’altro fa pensare ad un calo glicemico. Uno scompenso glicemico può favorire gli stati d’ansia, quindi è molto importante mangiare il più possibile legumi e/o cereali integrali in quanto saziano e rilasciano lentamente l’energia da carboidrati.

L’amaro indica un fegato in difficoltà che non riesce ad assolvere bene al suo compito di detossificazione, ancor più se associato a sete eccessiva. Quando viene stimolato nella sua funzione da una dieta specifica, oltre all’amaro in bocca si può manifestare una forte traspirazione della pelle con odore intenso delle urine.

Ignorare il fatto che ogni molecola di un alimento ha una propria funzione (farmacologia alimentare) dando importanza solo alle calorie, ritarda notevolmente la soluzione di problemi di salute legati ad una alimentazione squilibrata.

Nel 2014 in un articolo accademico su “Science Direct”, Meryl P. Gardner (professoressa associata dell’Università del Delaware) con altri studiosi confermarono la correlazione tra abitudini alimentari ed emozioni: la gioia e la rabbia spingono a mangiare più della paura e della tristezza.

La rabbia spinge a mangiare compulsivamente, in maniera disordinata, ingurgitando senza masticare adeguatamente, scegliendo sapori forti. La gioia invece muove a favore di cibo sano e salutare ma anche piacevole, gradevole al palato. Dopo una situazione stressante o per contrastare la tristezza si ricorre al dolce, lo zucchero assunto in forti quantità ha la capacità di alzare il tono dell’umore alterando i recettori degli oppioidi (quindi la percezione dell’euforia e del piacere) nella zona del cervello interessata all’assunzione di cibo, rendendoli così insensibili al controllo dei centri che ci dicono quando smettere di mangiare.

Acquisire consapevolezza nei confronti del potere curativo del cibo facilita la soluzione di tanti disturbi e spiega il perché delle nostre abitudini alimentari, delle nostre scelte “gratificanti” o meno ma soprattutto ci aiuta a conoscere meglio noi stessi e ci spinge a migliorare.

 

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